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100 anni con Billie Holiday

La grande sacerdotessa del Jazz, Billie Holiday, soprannominata rispettosamente Lady Day in omaggio alla Vergine Maria, avrebbe avuto cent'anni quest'anno.

I genitori, ancora adolescenti, non sono pronti alla sua nascita, a Baltimora, il 7 aprile 1915. Billie Holiday lo ricorderà con emozione nel suo libro autobiografico, Lady Sings the Blues.

È l'inizio di una vita difficile: la povertà, il razzismo sono ormai parte integrante della quotidianità della giovane donna e daranno vita alla ribellione espressa nel 1939 con « Strange Fruit », un pamphlet diretto, poetico ed agghiacciante. Attraverso le parole di un giovane professore, Abel Meeropol, Billie Holiday rievoca il linciaggio degli Afro-americani, impiccati agli alberi.

Durante l'infanzia, Billie Holiday, trascurata dal padre chitarrista di jazz e la madre che si prostituisce, subisce stupri, violenze e prostituzione, passando dalle case di correzione al carcere. Una volta fuori, troverà conforto nella musica esibendosi a Harlem, a New York, dove vive grazie alle misere mancie ricavate.

Il miracolo avviene grazie all'incontro con John Hammond, capo della Columbia, che la scopre per caso in un club e viene stregato dalla sua voce. Hammond le offre la possibilità di registrare negli studi della casa discografica, in compagnia del clarinettista Benny Goodman. Successivamente, l'Apollo Theater la assume e Billie Holiday incontra Duke Ellington, che la farà recitare in un corto metraggio.

Segue la registrazione di due canzoni che avranno un grande successo negli Stati Uniti: What a Little Moonlight Can Do e Miss Brown to You. Poco dopo, Strange Fruit la consacrerà definitivamente come un'artista impegnata. Il successo continua con Gloomy Sunday, canzone agli accenti tragici, di origine ungherese, considerata "maledetta" poiché spingeva al suicidio coloro che la ascoltavano.

Billie Holiday si afferma cosi come una grande artista, al fianco dei grandi del jazz come Dizzy Gillespie, Benny Carter, Louis Armstrong o ancora Count Basie e i successi si susseguono (Lover Man, Billie’s Blues, Don’t Explain, Lady In Satin…), col moltiplicarsi, allo stesso tempo, delle avventure e della dipendenza dalle droghe. Stremata da questo ritmo di vita, vocalmente più debole, Billie Holiday si batte contro la malattia di cui è vittima, la cirrosi.

Billie Holiday si spegnerà a soli 44 anni, a causa di un'insufficienza renale accompagnata da una congestione polmonare, lasciando dietro di sé un'eredità unica, che influenzerà i cantanti della nuova generazione, da Frank Sinatra a Nina Simone.

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